domenica 18 luglio 2010

parole in libertà

Le recenti scoperte della genetica fanno dire a molti medici che, fra non molti anni, sarà normale per gli esseri umani vivere fino a 100 anni e anche di più. Certo, i telegiornali si soffermano soprattutto su quei geni che fanno notizia, come quello dei denti bianchi o quello che determina la grassezza, però ogni giorno, le innovazioni che la ricerca scientifica ci sottopone, permettono di immaginare un futuro sempre differente; addirittura c’è chi ha trasformato in mestiere il tentativo di intravedere quali saranno, nei prossimi anni, i desideri della gente (senza usare i tarocchi o i fondi delle tazzine da caffè: incredibile!) ed è conteso dalle grosse imprese e multinazionali che su queste previsioni investono quantità smodate di denaro. Qualche scrittore di fantascienza - come ad esempio William Gibson, che nei suoi romanzi, come il famoso “Giù nel cyberspazio”, ha avuto la capacità di prevedere la nascita di una rete di informazioni mondiale – è visto come un oracolo al quale domandare cosa sarà della nostre vite.

Non so quanti di noi potranno vivere per un secolo, ma di certo quando si pensava al futuro 100 anni fa lo si faceva in modo differente.

Il 20 febbraio 1909 venne pubblicato il “manifesto del futurismo” sul quotidiano francese “Le Figaro” e, per commemorare questo evento, sono state organizzate moltissime mostre in tutta Europa e soprattutto in Italia: le principali sono a Roma (alle Scuderie del Quirinale fino al 16 maggio), a Milano (a Palazzo Reale fino al 7 giugno) e a Rovereto (al MART fino al 7 luglio).

I futuristi, piuttosto che prevedere il futuro, hanno preferito costruirsene uno nuovo: Balla, Boccioni, Depero e i loro amici hanno realizzato opere che hanno cambiato il modo di concepire l’arte; erano dei ragazzacci, dandy e sfacciati, che non sopportavano le regole stantie della società in cui vivevano, e non perdevano occasione per criticarle e infrangerle. Erano incredibilmente scorretti e incoerenti: inneggiavano alla guerra, al militarismo e al disprezzo della donna, salvo poi cambiare idea; il loro rapporto con il fascismo è stato contraddittorio e discontinuo. Volevano liberare l’Italia dai musei, che per loro erano depositi di rigattieri, e sostituirli con un’arte nuova.

Quest’ultima cosa sono riusciti a farla: preparatevi nei prossimi anni a celebrare molti altri centenari di movimenti artistici perché con il Futurismo è scattato un meccanismo che ha trasformato l’Europa nella culla in cui si è sviluppata la cultura del XX secolo.

L’architetto Antonio Sant’Elia scriverà nel 1914 il manifesto dell’architettura futurista in cui sostiene che: “ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città” e che: ”la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all'architettura, è un assurdo”. Realizzerà dei disegni straordinari di edifici mai costruiti perché lui troverà la morte in guerra nel 1916. Però gli è debitore tutto il Movimento moderno che nascerà di lì a poco, e soprattutto quel Le Corbusier che nei suoi scritti riprenderà il tono e i fondamenti del manifesto di Sant’Elia.

Due eventi ci possono far riflettere meglio sull’attualità del pensiero futurista:

- il primo > le abitazioni che proprio in quegli anni venivano costruite dal neonato Istituto Autonomo Case Popolari per offrire una dimora a basso costo ai nuovi abitanti delle città, oggi sono diventate praticamente case di lusso perché la loro qualità generale non ha eguali nella produzione odierna. Quindi la nostra generazione si sta fabbricando la sua città ma forse la generazione di 100 anni fa l’aveva fabbricata meglio.

- il secondo > il 5 febbraio scorso, lo spettacolo teatrale organizzato nella galleria di Milano per festeggiare l’inaugurazione della mostra sul Futurismo è stato sospeso da due vigilesse che hanno chiesto all’assessore alla cultura lì presente le autorizzazioni necessarie, dal momento che i negozianti si erano lamentati per l’eccessivo trambusto.

ZANG-TUMB-TUMB-TUMB

TUUUUUM

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