Ora farò un po’ di pubblicità e spero che mi crediate se vi dico che non ricevo finanziamenti occulti per questo (anche se la speranza è l’ultima a morire). Immagino che tutti saprete che la società che vende più cellulari al mondo è la Nokia e che ha sede in Finlandia. Ora vi spiegherò come è fatto il centro ricerche della Nokia.
Si trova immerso in un rado bosco di betulle fra le ondulazioni rocciose che si gettano nel mar Baltico al sud della Finlandia. E’ costituito da 3 edifici di 6 piani dalla forma più o meno cubica con, ciascuno, una sensazionale corte centrale dal soffitto vetrato, e uniti da passerelle sospese, anch’esse vetrate, che affacciano su un incantevole fiordo dove si trova l’imbarcadero (dove in estate si può lasciare la propria barca e raggiungere il posto di lavoro) e la piattaforma di atterraggio degli elicotteri (per chi va di fretta). Dietro al complesso, un po’ più in basso, passa un’autostrada che porta, in circa sei chilometri, al centro di Helsinki (non intendo la periferia ma proprio la piazza della cattedrale). L’autobus che la percorre ci mette circa dieci minuti in qualsiasi condizione di traffico perché la corsia di destra dell’autostrada è riservata ai mezzi pubblici. Ma, come ben saprete, qui i mezzi pubblici non sono molto usati perché tutti trovano molto più rapido muoversi in bicicletta. In Svizzera si vedono spesso semafori in cui certi periodi sono dedicati esclusivamente al passaggio delle biciclette; qui non ce n’è bisogno perché le piste ciclabili, finché non si arriva nel centro storico, non incrociano mai (intendo MAI) né le strade carrabili né i percorsi pedonali avendo dei tracciati indipendenti che grazie a ponti e sottopassi riescono a stare distanti dalle strade dirigendosi nei boschi fra morbidi saliscendi. A meno di un chilometro di distanza (passando per il bosco dove i sentieri sterrati sono illuminati dai lampioni) si trova il centro culturale di Espoo (concerti, festival del cinema, mostre, …), un centro sportivo (due piscine coperte, due all’aperto, palestra fitness, saune, bagno turco; ingresso per i non abbonati: 5 euro), e soprattutto, l’Università Tecnica di Otaniemi (campus straordinario progettato da Alvar Aalto tra gli anni ’50 e ’60) dove la Nokia trova solide collaborazioni con la facoltà di Elettronica, comunicazioni e automazione. Gli aspetti negativi sono che qui d’inverno fa freddo (molto freddo: si pattina sul mare) e la notte è lunga (molto lunga: intorno a natale il sole appare per poche ore)
Nonostante ciò, in questo luogo, i migliori ingegneri elettronici e designer del mondo accorrono per escogitare come sarà il nostro modo di comunicare nei prossimi anni, e, a giudicare dai prototipi che si vedono in giro, ci sarà da divertirsi.
Questa descrizione mi serve per introdurre il concetto di marketing urbano: in un’epoca in cui le reti informatiche e infrastrutturali rendono, per molte categorie di lavori, meno vincolata la scelta del luogo in cui vivere, una città diventa allettante per investimenti, manifestazioni, turismo, ecc. quando i motivi di attrazione diventano evidentemente più numerosi di quelli di repulsione e quando esiste una ragione di eccellenza tecnologica, culturale o ambientale che la faccia risaltare a scala mondiale.
La contesa per convincere le imprese, le istituzioni e le università ad impegnare tempo e denaro nella propria città si fonda su una gestione sapiente ed una cooperazione di tutti i soggetti ma ha fatalmente bisogno di un requisito: un altissimo indice di qualità della vita (quello che periodicamente troviamo in forma di classifiche sui quotidiani in cui c’è sempre in testa Trento o Bolzano e in coda Isernia: ma a Isernia si starà poi così male?).
Vercelli è da poco entrata in questo confronto promuovendosi come città d’arte attraverso nuove iniziative culturali a scala nazionale (Guggenheim all’Arca, i book days e – perché no? - anche questa stessa rivista) che vanno a sommarsi alle poche, ma ben consolidate istituzioni come il festival Viotti e i musei Borgogna e Leone. Una svolta per questa nuova immagine dovrebbe venire dalla realizzazione della cosiddetta cittadella della cultura nell’area dell’ex ospedale (il cosiddetto parcheggione). Infatti, proprio in questi giorni, sono in corso i lavori di selezione del concorso di progettazione per la realizzazione della nuova biblioteca civica, di una biblioteca universitaria e di un’aula magna utilizzabile anche per conferenze e congressi negli straordinari edifici, abbandonati ormai da 40 anni, posti in un sito strategicamente perfetto fra la stazione ferroviaria e il centro urbano. Più di metà dei circa 15 milioni che andranno spesi in questa prima fase sarà destinata alle funzioni universitarie che ora sono sparse per la città o addirittura assenti; però sarà chiaro fin da subito il valore che l’intera città intenderà dare a quest’area, intorno alla quale si potrebbe veramente sviluppare una nuova immagine urbana, ma che oggi viene vista da moltissimi solo come un’ irrinunciabile parcheggio a cielo aperto. Sarebbe sicuramente impopolare rinunciare ai 180 posti auto di superficie previsti dallo studio di fattibilità per quest’area (oltre ai 480 sotterranei), ma sarebbe altrettanto curioso chiamare cittadella della cultura quello che per metà è un parcheggio.
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