sabato 17 luglio 2010

la cura dell’ex ospedale



L’architettura è sempre volontà di un’epoca tradotta in spazio, nient’altro
Ludwig Mies van der Rohe

L’eccitazione collettiva che pervade la città di Vercelli in occasione delle esposizioni della Fondazione Guggenheim lascia un interrogativo nell’aria: “e dopo?”. La città tornerà ad essere un tranquillo centro di provincia dove l’unico svago possibile è un cinemino al mese e la pista di pattinaggio a natale?
Forse no.
Lo scorso 29 ottobre sono stati resi pubblici i risultati del concorso di progettazione per il recupero dell’area dell’ex ospedale S.Andrea di Vercelli. La spianata sterrata che tutti i vercellesi chiamano significativamente il parcheggione, è stata oggetto di attenzione di 16 gruppi di progettazione che, sacrificando le vacanze (la consegna era prevista per il 29 agosto scorso) hanno pensato il futuro di una parte di città la cui trasformazione segnerà certamente l’immagine e la funzionalità urbana per alcuni decenni.
Una commissione in cui spiccava il nome di Andrea Bruno (uno dei maestri italiani della restauro architettonico a cui si devono i progetti di recupero del Castello di Rivoli, di palazzo Carignano a Torino e molti altri) ha deciso la classifica dei progetti che dovevano sistemare nuovi spazi per l’università (una nuova biblioteca, alcuni uffici, nuove aule e un’aula magna da utilizzare anche come sala conferenze) e la nuova biblioteca civica comunale negli spettacolari edifici abbandonati da quasi cinquant’anni che fronteggiano la basilica di S. Andrea.
Lo studio di fattibilità redatto dal Comune, che costituiva la base di partenza per tutti i partecipanti, richiedeva inoltre che, per integrare le funzioni che difficilmente potevano essere sistemate negli edifici storici, venissero previsti due nuovi fabbricati: uno per l’aula magna e alcune aule, da mettere poco dietro al cosiddetto ex 18 (l’ex camera mortuaria su viale Garibaldi), e uno accanto all’abside della chiesa di S. Pietro Martire, in cui prevedere il deposito dei libri della biblioteca civica.
Sono stati assegnati premi e rimborsi spese a due progetti valutati terzi pari merito e al progetto giudicato secondo. Il gruppo vincitore potrà invece sviluppare il progetto e seguirne la realizzazione cominciando dall’ex 18 e dalla nuova aula magna.
Questo è quel che è successo finora. Il divertente sta nel capire cosa ci riserva il futuro.
Presentiamo qui le relazioni di progetto dei gruppi vincitori dei primi due premi. Quasi inutile dire che si tratta di lavori pensati nei minimi dettagli, molto più di quanto siamo in grado di raccontare qui.
Al di là delle differenze stilistiche, le due idee si confrontano proponendo opposte configurazioni dello spazio urbano: una aperta per liberare infiniti percorsi urbani, l’altra chiusa per proteggere con un rispettoso recinto le nuove destinazioni universitarie.



Progetto 1° classificato
Di Emilio Caravatti, Roberto Cosenza, Carlo Crippa; con Filippo Valaperta, Gianluca Cataldi.


Un complesso universitario al centro di una città. Scuola e cultura come punti di incontro e convivenza, realtà aperte intese come servizio comunitario, processi permanenti di relazione.
Un progetto per un luogo vitale di comunicazione e scambio. Occasione di uno spazio capace di interagire con il panorama culturale cittadino.
All’interno dell’area dell’ex ospedale S. Andrea si scoprono le potenzialità di un sistema latente che svela un tema, chiaro e semplice: restituire un’area culturale (aperta) alla sua valenza urbana e sociale, contrapposizione netta alla costituzione di un ambito escluso o circoscritto.
Il vuoto lasciato dallo smantellamento dell’ospedale è un luogo enorme, di grande scala. Per sostenerne il confronto si deve necessariamente ragionare con il sistema nel suo complesso, alla sua scala e non fermarsi ad un esercizio timido o di pura autoreferenza. Da qui il bisogno di un volume deciso che si adegui alle richieste funzionali, capace di ordinare il grande spazio misurato dalle quinte storiche dell’edificato esistente. Dal rapporto tra la sua massa e il suo intorno nasce la nuova piazza urbana, punteggiata dal verde esistente e impreziosita dal segno lungo delle vasche d’acqua, in dialogo con il porticato e le sue proporzioni.
Anche la consistente richiesta di parcheggi, che sembra stridere con le delicate valenze testimoniali, può rientrare all’interno della composizione del sistema se affrontata senza mimetismi. Semplici movimenti di suolo, due lastre inclinate a formare differenze di sezione riescono, a regolare equilibri compositivi e connessioni funzionali.
La nuova aula magna è costituita da un blocco, dimensionato alla scala urbana, che al suo intorno crea uno spazio per la città, pubblico. Ne convengono nuove relazioni spaziali determinate dal suo porsi in mezzo al sistema. Ordine e misura del grande vuoto. Baricentro attorno al quale e nel quale far convergere relazioni e flussi prima solo intuibili, come la continuità di verde tra viale Garibaldi e la nuova piazza o i nuovi flussi verso la stazione; contrappeso alla presenza edificatoria di via Viotti. Il monumentale ingresso colonnato del padiglione “ex 18” si completa con il volume vuoto della corte interna, nuovo ingresso al sistema, atrio aperto sulla piazza dell’università, che contribuisce a fare dell’edificio uno spazio civico, pubblico soprattutto vivo.
Le nuove biblioteche si pongono l’obiettivo di realizzare un complesso integrato di interesse pubblico, in grado di innescare e potenziare un processo di recupero diffuso e di rivitalizzazione del tessuto sociale dell’intorno. Il lungo porticato esistente è unione e misura delle funzioni. Completa il sistema il volume della torre libraria, silenziosa massa di cemento miscelato ai colori delle terre, appoggiata a chiudere e completare la continuità dei fronti esistenti.

Progetto 2° classificato
Di Annalisa Borgognoni, Marco Comello, Germana Corradino, Davide Falcone, Igor Falcone, Prisco Ferrara, Stefano Tardito, Maria Isabella Quartero, Laura Solero, Marina Martinetti, Ad Progetti Srl, Cooprogetti Soc. Coop.


E’ pensando ad una Vercelli nuova, creativa, accogliente, dinamica, sostenibile e raccogliendo la sfida di un tema di grande complessità ma anche di grande importanza per la città, che abbiamo deciso di partecipare al concorso per l’ideazione di una cittadella della cultura sul sito dell’ex Ospedale Maggiore.
Il progetto presentato deriva da un’approfondita analisi storica, concettuale e spaziale e concretizza le risposte scaturite dal dibattito intorno al tema fondamentale del rapporto con le preesistenze, da noi interpretato con la proposta di un intervento rispettoso del luogo, della sua storia e delle sue suggestioni. Abbiamo proposto pertanto un’architettura che, attraverso l’alternanza di spazi chiusi costruiti e spazi aperti di relazione, sveli nuovi punti di vista e nuove prospettive sull’esistente e restituisca un’identità all’area. Un’architettura volta al superamento dello sguardo passivo di chi è abituato a vivere quotidianamente il ‘parcheggione’ alla riscoperta delle sue valenze storico-architettoniche ed all’integrazione della futura dimensione socio-culturale. A tal fine il progetto prevede di ribassare la quota attuale del piazzale per una porzione della sua superficie realizzando una sorta di piedistallo naturale che ponga in primo piano il suggestivo fronte interno dell’ospedale. La dislocazione dei nuovi edifici lungo gli assi dell’antico Ospedale risponde all’intento di ridefinizione di un impianto che ora risulta sospeso, attraverso la reinterpretazione dell’originaria articolazione in chiostri dell’antico complesso ospedaliero.
Il volume che ospita l’auditorium della Città e l’aula magna dell’Università è stato pensato per essere una struttura flessibile ed autonoma. Collocato in continuità con l’edificio dell’ex 18, è caratterizzato da una doppia pelle: quella interna, metallica, caratterizzata da una forma regolare e simmetrica per garantire elevati requisiti acustici e quella esterna, trasparente, che costituisce un involucro bioclimatico studiato per sfruttare al meglio l’irraggiamento solare. L’edificio dell’auditorium e la manica delle aule delimitano una piazza di forma triangolare, naturale punto di accesso alla nuova cittadella della cultura. In continuità formale con l’auditorium è stata progettata la torre libraria posta a ricucitura dell’angolo nord-est del complesso, ora frammentato. Il disegno degli spazi aperti è giocato su di una griglia dimensionale che riprende la scansione ritmica delle logge e delle arcate del prospetto interno del complesso, documento materiale delle diverse fasi di realizzazione dell’ex ospedale, testimonianza tangibile della storia del sito.

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