Quando qualcuno dice: “questo lo so fare anch'io”, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
Bruno Munari (1907-1998)
C’è grossa crisi.
I soldi scarseggiano.
Occorre trovare delle idee per uscirne.
Molti sostengono che questa situazione durerà a lungo, perciò chi ha qualche risparmio da parte cerca dei modi per salvaguardarlo o per investirlo in modo sicuro.
Ad esempio l’ex presidente della Intel (processori per computer) sostiene che quella società non potrà fare altro che diversificare i proprii investimenti e in questo momento il business più vantaggioso è quello delle batterie per automobili elettriche.
Invece Google ha brevettato un sistema per sistemare gli innumerevoli computer di cui ha bisogno per memorizzare tutti i dati di internet, su delle chiatte da ancorare in mezzo all’oceano. Così risparmierà sull’acquisto dei terreni, sull’energia elettrica (generata grazie alle correnti marine) e sul raffreddamento dei computer (realizzato con l’acqua di mare).
Dalle nostre parti pare che le idee utili scarseggino – c’è persino qualcuno che ha consigliato a chi è senza soldi di uscire di casa e andare a fare shopping – ed è allora per fornire nuovi stimoli che la Comunità Europea ha proclamato il 2009 anno europeo della creatività e dell’innovazione.
All’inaugurazione dell’evento, avvenuta a Praga all’inizio di gennaio, erano presenti venti ambasciatori della creatività – per l’Italia Rita Levi Montalcini – che hanno spiegato come questa dote non debba essere necessariamente legata all’arte ma sia inevitabile nelle pratiche quotidiane di tutti noi.
Chi può ancora fare chiarezza sulla questione, anche se non può più essere fra questi ambasciatori perché scomparso nel 1998, è Bruno Munari: uno dei maggiori designer e artisti italiani del XX secolo, sul quale si stanno ancora protraendo le iniziative per il centenario della nascita, celebrato nel 2007 (una mostra antologica sta girando l’Italia e sarà aperta a Roma fino al 22 febbraio). Munari ha sperimentato moltissime forme di espressione artistica (pittura, scultura, grafica, design industriale, letteratura, progettazione di giochi, ecc..) e ha dedicato molti anni di lavoro proprio allo sviluppo di un metodo per educare i bambini (e non solo) alla creatività attraverso i suoi famosi laboratori “giocare con l’arte” (che anche oggi possono essere organizzati nelle scuole e nei comuni grazie all’entusiasmo dell’Associazione Bruno Munari)
Nel suo saggio dal titolo Fantasia Munari dedica le prime pagine alla definizione di alcuni termini: dice che con la fantasia si dà vita a “tutto ciò che non c’era anche se irrealizzabile”. Invece con la creatività si concretizza “tutto ciò che prima non c’era ma realizzabile in modo essenziale e globale”.
La creatività che ci insegna Munari non è legata all’originalità, né all’individualismo né, come spiega nel suo scritto più famoso – Da cosa nasce cosa – al lusso (“il lusso non è un problema di design”). Invece è indissolubilmente figlia del duro e paziente lavoro di ricerca, senza il quale non possono nascere le idee.
Un aneddoto illuminante.
Un produttore di tessuti aveva chiesto a Munari di ideare dei nuovi disegni per una collezione di stoffe. Dopo una ricerca preliminare Munari chiese ai tecnici dello stampaggio quale fosse la cosa peggiore che poteva accadere durante la lavorazione. Gli risposero immediatamente che, quando la macchina era tarata male e iniziava a gocciolare sulla stoffa era poi necessario buttare grosse quantità di materiale.
Lui continuò a lavorare insieme ai tecnici fino a quando riuscì a mettere in produzione una straordinaria serie di tessuti gocciolati in cui ogni metro della stampa era diverso dal precedente, senza costi aggiuntivi e senza complicazioni produttive.
La creatività che ci chiede l’Europa non è quella di chi vuole imporre agli altri le proprie idee arbitrarie, ma di chi si mette al servizio della comunità per risolverne i problemi.
Eppoi possiamo sempre fare come ci consiglia WALL-E, il robottino dell’ultimo film della Disney: ritornare alla terra, a coltivare il nostro campicello e …
Un momento! Ma è la stessa cosa che ci diceva il Candido di Voltaire 250 anni fa!
Sgrunt! Non ci sono più i creativi di una volta!
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