martedì 17 gennaio 2012

monte bianco

Lo so che è uno sfregio alla montagna.
Lo so che quando ci saliranno orde di ragazzetti per fare a palle di neve sul ghiacciaio mi verrà l'orticaria...


però che lavoro!


rinnovo della funivia a punta helbronner - monte bianco

mercoledì 11 gennaio 2012

dove le strade non hanno nome

Cosa succede se in una città di 200'000 abitanti quasi nessuno conosce il nome della via in cui abita? 





Questo pluripremiato video del 2010 racconta della città di Pristina, capitale del Kosovo, in cui si sono dovute inventare delle strategie spaziali alternative per affrontare il bailamme toponomastico effetto secondario delle squassanti guerre e turbinose paci.
Negli ultimi 20 anni le amministrazioni Jugoslave, Serbe, Nazioni Unite e poi del governo indipendente del Kosovo che si sono burrascosamente succedute, hanno ideologicamente tirato in mezzo i personaggi storici che sorvegliavano le vie dai loro pannelli di lamiera in cima ai muri tanto che ora poche strade hanno un nome, e quelle che ce l'hanno non sembrano far presa sulla memoria del pubblico abituale.


Chiamare un radio-taxi e spiegare dove farsi venire a prendere diventa un atto creativo, così come scrivere un indirizzo su una lettera (il titolo del video blue wall red door rende l'idea sul dettaglio richiesto...); ma fanno anche grande tenerezza i vigili del fuoco che per trovare gli incendi o chiedono ai passanti o, meglio, scrutano il cielo per individuare una colonna di fumo...


L'aspetto più confortante è che in una comunità in cui la cultura si diffonde ancora per via orale non si vede grande preoccupazione fra gli abitanti. La tradizione si posa come un morbido velo sulla città riuscendo a dare un nome ad ogni angolo di strada: dalla piazza del mulino (anche se il mulino non c'è più da 15 anni) al clinton boulevard (che inquadra un enorme poster del presidente contento) fino ad una fitta rete di landmark costituiti dalle abitazioni dei più famosi cantanti e personaggi televisivi.


Però, pensandoci bene, anche nelle nostre città il riconoscimento istintivo dello spazio urbano non avviene certamente con i nomi delle strade ma attraverso dei segnali riconoscibili e condivisibili. Non penso che ci siano milanesi che abbiano dei dubbi se do loro un appuntamento davanti al manifesto di armani.. o romani se li invito ad un concerto ai bacherozzi.


Ma allora a che servono i nomi delle vie? 
...


stupido io..
scusate.


Se la gente non si azzarda e non ha tempo di chiedere indicazioni ovviamente servono per essere inseriti nei navigatori satellitari!

sabato 7 gennaio 2012

le lacrime di Ann




Alla Factory Andy Warhol si entrava, si passava e si diventava famosi. 
L'unico biglietto d'ingresso richiesto era lo screen test.

Bisognava starsene almeno tre minuti (la lunghezza della pellicola in macchina..) a fissare l'obiettivo. La regola era di non sbattere le palpebre.. ma provate a spiegarlo a Lou Reed... (non si tolse nemmeno gli occhiali). 
Era un regola (forse) innocente nelle intenzioni documentaristiche che però si trasformava in una vera e propria iniziazione. E' vero che alla Factory tutti potevano entrare, non era necessario essere invitati, ma lo screen test segnava la perdita della propria intimità: tutto quanto diventava pubblico e probabilmente la sconosciuta Ann Buchanan, che nel corso dei 4 minuti e 30 del suo test versò più di una lacrima, forse si rese conto che mettendo la sua faccia su quella pellicola avrebbe per sempre schiacciato il tasto condividi della sua vita.

giovedì 5 gennaio 2012

attenzione: fondo scivoloso!


Due abitazioni che realizzano il mio sogno di bambino, che è poi il motivo per cui ho scelto di fare l'architetto: riuscire a progettare una casa in cui ci si possa muovere con uno scivolo...

1. la prima in Giappone (a Nakameguro)