sabato 7 agosto 2010

spazio: ultima frontiera

LIBERO ARBITRIO!! LIBERO ARBITRIO!!”
Kilgore Trout


Se ci si muove dall'Italia verso nord, senza utilizzare come unico strumento di percezione la guida turistica o il navigatore satellitare ma, ad esempio, la vista, accompagnata da un minimo di circospezione, si notano molto sovente incroci e spazi pubblici senza segnaletica stradale, né verticale (cartelli, semafori) né orizzontale (linee di mezzeria, o limiti di stop...). Questo sistema viene utilizzato normalmente in aree urbane a scarso traffico per tenere alta l'attenzione dei guidatori.
Però ci sono una dozzina di cittadine di medie o grandi dimensioni in Nord Europa, soprattutto in Olanda e Germania, in cui si sta portando avanti un esperimento ai confini della realtà: progressivamente in tutto il centro abitato - quindi anche incroci ad alta densità di traffico - sono stati eliminati i segnali stradali e i semafori. Via! spariti! puff..... un incantesimo ben fatto e decine, centinaia di pezzi di ferro sono scomparsi dalla vista dei passanti.

Questo è solo l'aspetto più evidente di un progetto supportato dalla UE chiamato shared spaces in cui si vuole ristudiare il rapporto fra cittadini e mobilità, sulla base della constatazione che i guidatori prestano più attenzione a ciò che succede intorno a loro quando non possono contare su rigide regole del traffico che abbattono la loro percezione del pericolo. Pare che laggiù al nord i cittadini, all'avvicinarsi degli incroci (dove ovviamente il codice della strada è ancora e sempre in vigore) vengano sopraffatti da un rigurgito di senso civico e rallentino esageratamente, non si sa se per timore o (come non vorrebbero gli psicanalisti) per il superamento dell'inclinazione primordiale alla prepotenza.
Lo scopo finale è quello di restituire all'uso collettivo una spropositata porzione di spazio che normalmente è utilizzata esclusivamente dai veicoli.
Al momento gli interventi si stanno moltiplicando anche nelle grandi città, soprattutto inglesi, ma nella cittadina di Drachten, in Olanda, dove per la prima volta nel 2000 si è realizzato questo esperimento, gli incidenti stradali si sono ridotti a zero (ZERO virgola ZERO!?!).

Questo aspetto, pur essendo probabilmente il più importante, non è quello che tormenta di più il mio blando senso etico.
Shared spaces, con i suoi marciapiedi infiniti, le panche in centro alle rotonde, le differenti pavimentazioni che voglio far capire al guidatore di essere in una strada che sarebbe preferibilmente riservata ai pedoni, lascia senza parole perché mira a far passare l'intera comunità ad un grado superiore di civiltà: riconoscendo che i veicoli (sia automobili che biciclette) NON sono più importanti dei pedoni si tenta di abrogare la legge del più forte e di conseguenza dimostrare che è possibile convivere utilizzando il buonsenso invece dell'istinto bestiale. E' un po' come cerca di spiegarci Arthur C. Clarke in 2001 odissea nello spazio quando fa calare il monolite di metallo lucido in mezzo agli scimmioni: uno spazio urbano ben fatto può far scattare il dubbio dell'intelligenza anche in chi va a far la spesa con un SUV da 400 CV.

Il progetto, visto anche il suo carattere un po' borderline, non prevede solo l'eliminazione della segnaletica ma consiste in un ridisegno molto raffinato e poco vistoso delle strade e degli incroci e gli esperimenti finora realizzati stanno funzionando grazie alla capacità dei progettisti.
Bisogna riconoscere però che alla base della buona riuscita c'è una politica di disincentivazione dell'uso dell'automobile all'interno dei centri urbani, per la quale, come ama sostenere Beppe Grillo, l'Italia è ancora una volta in "lievissima controtendenza".
Mente in tutto il mondo si lavora per sviluppare i mezzi di trasporto collettivi che disincentivino l'uso e la proprietà dell'automobile, in Italia, non solo si costruiscono quantità di parcheggi nei centri urbani (se un'automobile arriva in centro deve poi andarsene e quindi crea ingorghi in un senso e nell'altro), ma, con trovate tipo ecopass o autovelox, si fa dipendere l'economia dei comuni dall'abbondante transito delle auto...

Il feroce scrittore Kurt Vonnegut, nel suo romanzo cronosisma, racconta di una società nella quale l'universo ha una crisi di autostima e decide di interrompere la sua espansione e tornare indietro di dieci anni. Tutti si trovano a rifare le stesse cose che avevano già fatto e a riprendere le stesse decisioni senza possibilità di uscire da uno schema già vissuto. Quando si ritorna all'esatto istante da cui si era partiti nessuno pare più in grado di usare la propria intelligenza e affrontare i normali eventi della vita: così gli autobus finiscono fuori strada e le persone si scontrano sui marciapiedi. Per fortuna c'è qualcuno come il protagonista Kilgore Trout che si sbraccia correndo per le strade e ripetendo a tutti: LIBERO ARBITRIO!! LIBERO ARBITRIO!!!