baby we were born to run, Bruce Springsteen
Quando ero studente mi sono imbattuto in un libro adesso quasi introvabile al quale, come spesso accade da studente, non avevo dato molto peso e infatti l’avevo solo preso in prestito. Negli anni successivi però mi è capitato più volte di andare a cercarlo e rileggere alcuni capitoli per chiarirmi un po’ le idee sul mondo e alla fine l’ho definitivamente rubato ad una mia amica che spero non legga NN se no lo rivorrà indietro. Il libro si intitola Il senso dell’architettura ovvero l’evoluzione del sapere occidentale di Leonardo Previ e contiene una coltissima panoramica sulle radici della cultura occidentale.
Il capitolo che ho già più volte riletto si intitola Genesi della tecnica e spiega come nel librodella Genesi ci siano alcuni passi che tutti gli architetti dovrebbero avere ben presente poiché danno significato a tutto quello che si progetta ogni giorno.
Vi si racconta come il cattivo per eccellenza, Caino, compia il terzo gesto più scandaloso della storia del mondo dopo che suo papà si era dato alla frutta e dopo che lui stesso aveva eliminato in malo modo il fratello: costruisce una città. Da qui nasce una serie di brutte storie di abusi edilizi e faide famigliari che, per fortuna, verranno in parte compensate dopo qualche anno dalle opere di Abramo, che convincerà il suo popolo a condurre una vita nomade, (con)fusa nella natura, lontana dalle tentazioni delle immobiliari.
Tranquilli! Non voglio aprire una questione mistica ma riflettere su come il rapporto fra natura e artificio stia tutto in quei pochi passi: la vita nella natura (l’Eden) pare essere la nostra condizione primordiale ma per vivere in comunità stabili siamo costretti ad usare la nostra intelligenza e costruire città per ripararci dalle intemperie offendendo, anche inconsciamente, ogni giorno di più l’ambiente che ci ospita.
Il rischio è di perdere il controllo e costruire continuamente torri di Babele che raccontino la nostra vanità.
Nel confronto fra Caino, il malvagio costruttore di città, ed Abramo, l’amabile nomade, si fa strada in molte culture una via intermedia – architettonica ben inteso – che potremmo riferire al principio della leggerezza. A partire dalle case di fango dell’Africa e dell’Asia tropicale, che si sciolgono poco a poco ma vengono sistemate dopo ogni pioggia; poi con le case in legno tradizionali di tutto il Nord America (rif. la fattoria di nonna papera con la veranda e il dondolo) talmente leggere da essere spazzate via ad ogni tornado ma così semplici da costruire che basta poca pratica per farsene una da soli; gli chalet di montagna sui prati svizzeri e austriaci ai quali, una cultura votata al culto della manutenzione, permette una durata infinita.
L’Italia, invece, è affetta dalla sindrome del terzo porcellino che costruisce la casa inattaccabile dal soffio del lupo cattivo: “la casa deve essere costruita con i materiali più resistenti possibili e deve durare per sempre!!” al punto che se una casa non è costruita in mattoni rossi genera diffidenza e non si riesce a vendere. E ulteriore conseguenza è l’incapacità della maggior parte delle imprese edili di utilizzare materiali diversi dai mattoni e dal calcestruzzo armato.
La realtà, come tutti possiamo sperimentare, è che tutte le nostre case super solide hanno bisogno comunque di manutenzione e dedizione con il difetto però di essere più costose sia in fase di costruzione che di gestione e di impatto ambientale.
Per questi motivi bisogna sottolineare il coraggio dell’amministrazione di Settimo Torinese che sta promuovendo la realizzazione di 30 appartamenti in cooperativa sulla base del progetto realizzato da Mario Cucinella, uno degli architetti italiani più bravi e più “leggeri”. Il progetto (pluripremiato) si chiama casa 100k€ e si presenta come un supermercato virtuale in cui l’utente finale sceglie come personalizzare la sua nuova casa da 100mq con la garanzia di prestazioni straordinarie (il complesso edilizio è energeticamente autosufficiente e ha zero emissioni di CO2) ma con la certezza che, se si sceglierà la configurazione base, il prezzo della casa (escluso il terreno) sarà di 100 mila euro.
Questo sistema di prefabbricazione leggera è pensato per adattarsi a varie condizioni geografiche e climatiche utilizzando cemento, acciaio, legno, vetro e nemmeno un mattone in laterizio.
Intravedo sfiducia nello sguardo del lettore al solo concetto di prefabbricazione leggera però, mi scuserete, io mi sono sempre immaginato i primi due porcellini che, con i soldi che avevano risparmiato nel costruire le case in paglia e legno, si erano trasferiti alle Hawaii, dove non ci sono lupi, e vivevano di rendita facendo surf e raccogliendo papaya dagli alberi.
Nessun commento:
Posta un commento