venerdì 23 luglio 2010

faidate

Lo sai cosa dice il vecchio Jack Burton in situazioni come questa?
Il vecchio Jack dice: basta adesso.
Jack Burton

C’è un grandissimo fermento in tutto il mondo per la 15° CONFERENZA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI indetta dalle Nazioni Unite che si sta tenendo a Copenhagen proprio in questi primi giorni di dicembre.
Certo... il fermento è molto relativo... visto che la pagina su Facebook di COP15 (così si chiama l’evento) ha circa 20'000 fan mentre la nutella ne ha quasi tre milioni e mezzo!
Io sto scrivendo qualche giorno prima dell’inizio dei lavori e sono abbastanza curioso di vedere come e quanto si parlerà dell’avvenimento sui mezzi di comunicazione e se le dichiarazioni finali saranno di successo o di sconfitta.
Per spiegare di cosa sto parlando basta dire che si mira a sostituire i propositi contenuti nel protocollo di Kyoto sul controllo mondiale delle emissioni (di cui si è sentito parlare per tanti anni e che è risultato completamente disatteso) con un protocollo di Copenhagen.
In realtà dopo un generale spavento e attenzione sul clima provocati principalmente da alcuni disastri naturali (l’uragano katrina e gli tsunami che hanno colpito le coste del’Estremo Oriente) che avevano portato insospettabili governanti a fare dichiarazioni manco fossero attivisti di greenpeace, sembra che tutto si sia molto ridimensionato, tanto che il presidente di COP15 ha dichiarato che riterrebbe un successo se la conferenza si chiudesse con un accordo sui finanziamenti che India e Cina (i più grandi e inquinanti paesi in via di sviluppo) dovrebbero ricevere dalle nazioni industrializzate per obbligare le loro industrie a controllare le emissioni di anidride carbonica.
Curioso, vero? Noi mandiamo industrie puzzolenti e scorie radioattive a bruciare sotto le chiappe di persone che poi paghiamo perchè si accorgano che le nostre multinazionali li stanno avvelenando...
La sola cosa certa della conferenza è che, vista la natura dell’evento, gli eventuali accordi potranno solo essere di natura politica e starà poi a vari governi nazionali convincere cittadini e industrie a rispettare le eventuali limitazioni.
Direi che la questione sta proprio nel termine “convincere”.
Qualche giorno fa ho sentito Luca Mercalli - un meteorologo molto piemontese (il suo sito NIMBUS racconta tutto quello che si può sapere sul clima del Nord Ovest) che in televisione si occupa anche di clima globale – riportare una frase dall’ovvietà imbarazzante: il cambiamento verso la sostenibilità avverrà solo quando sarà desiderabile.
Finché sarà necessario convincere la gente ad andare contro i suoi interessi immediati per il bene delle generazioni future, purtroppo i risultati saranno scadenti.
La bistrattata ricerca scientifica potrebbe aiutarci a introdurre tecnologie pulite a basso costo ma potrebbe bastare anche una buona idea.
Un signore che vive a Tortona, americano di madre italiana, che si chiama Nathaniel Mulcahy si è meritato tre intere pagine su un numero del sole24ore del marzo scorso per aver inventato un piccolo fornello che promette miracoli.
Ispirandosi al sistema utilizzato dalle antiche popolazioni del sudamerica per produrre fertilizzante dagli scarti delle coltivazioni agricole, la worldstove, così si chiama la società di Mulcahy, manda nei paesi del terzo mondo al costo di 30 euro, un piccolo marchingegno (prima del montaggio ce ne stanno 15 in una scatola da scarpe) in cui si mettono residui organici secchi – foglie, rami, gusci vari ma anche sterco secco – e si innesca un processo chiamato pirolisi che produce una fiamma di gas metano. Lo strabiliante dell’oggetto e di tutte le sue versioni più grandi che stanno per essere messe in produzione, è che fanno in modo che l’anidride carbonica contenuta nel combustibile non venga liberata nella fiamma e quindi nell’atmosfera, ma venga fissata negli scarti che rimangono sul fondo del fornello che, come se non bastasse non sono affatto scarti ma sono carbone vegetale: un poderoso fertilizzante!
Riassumendo: mi libero di buona parte dell’immondizia organica della quale dovrei pagare lo smaltimento; produco gas con il quale posso fare quello che voglio: cucinare o scaldare dell’acqua o fare una centrale termoelettrica; non emetto anidride carbonica nell’atmosfera; come scarto della reazione mi resta del biochar, con il quale posso concimare i miei campi o che posso rivendere a 5-600 euro a tonnellata...
Macchissenefrega di copehagen?
Io mi vedo già code di sindaci dei paesini piemontesi che si spintonano per arrivare primi a Tortona e farsi fare un fornellone dove bruciare tutti gli scarti della produzione del riso e degli orti, riscaldare aggratis le case degli elettori e rivendere il fertilizzante per pagare strabilianti feste patronali!!!
E’ uno scenario sufficientemente desiderabile?

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