... Sono i miei orologi che sto sentendo??
- Sì, sono le 8.
- Perfetto! Il mio esperimento comincia bene: sono tutti esattamente in ritardo di 25 minuti!
Uno degli happy ending cinematografici più spiazzanti della storia è quello in cui i due protagonisti di Turné di Gabriele Salvatores decidono di comune accordo di fermarsi. A dispetto “dell'effetto velocità che lascia indietro morti e feriti” decretano una pausa nella loro esistenza e si appoggiano alla vecchia mercedes bianca senza preoccuparsi di cambiare la gomma forata.
Questo gesto che in un altro film sarebbe una fastidiosa assenza di finale, qui diventa una liberatoria presa di posizione contro l'onda degli eventi che ci porta a muoverci sempre e comunque senza meta perché l'orrore dell'immobilismo sembra l'unico nemico da sconfiggere.
A quanto pare Bill Gates, quando era ancora a capo della Microsoft, si riservava almeno due pause da una settimana ogni anno (nell'azienda tutti le conoscevano come THINK WEEKS), durante le quali si ritirava in isolamento totale in una delle sue tante abitazioni per pensare, leggere le proposte dei suoi collaboratori e decidere consapevolmente quale direzione fare prendere alla sua colossale creatura.
Fermarsi a pensare per riordinare le idee e dare un significato alle proprie azioni è diventato un lusso raro anche se dovrebbe essere una condizione indispensabile per pianificare il futuro (che è anche l'unica capacità che distingue l'uomo dagli altri animali...).
A giudicare dalla sconsiderata mancanza di direzione con cui si manifesta la società in cui viviamo tutti i giorni si direbbe che le pianificazioni del recente passato non abbiano avuto una sufficiente capacità di preveggenza o, perlomeno che questa non abbia contemplato il coinvolgimento dell'intera comunità.
Vediamo chi prova a prevedere (fabbricare?) il futuro.
Un paio di anni fa la municipalità di Parigi aveva selezionato 10 gruppi di progettazione - fra cui quello italiano di Bernardo Secchi e Paola Viganò - per provare a prevedere quali sarebbero stati i bisogni della Grand Paris (così viene chiamato l'insieme della città e di tutti i suoi sobborghi) nel XXI secolo e quindi ad individuare delle linee d'azione sotto forma di politiche abitative ma anche di utopie architettoniche. Ne era scaturita una mostra molto coinvolgente e stimolante per gli addetti ai lavori ma vagamente sfuggente per tutti gli altri.
A New York City hanno provato a fermarsi un attimo e a raccogliere le idee per prevedere come sarà la città nel 2030 (anno in cui si prevede abiterà in città 1 milione [!!!] di abitanti in più di oggi). In questi mesi si sta raccogliendo il risultato di un lavoro di sondaggio che va avanti dalla fine del 2006 attraverso i comitati di quartiere, convegni e incontri con la popolazione organizzati dal municipio e dai 5 distretti, oltre alla quantità di lettere giunte al sito istituzionale di tutta l'operazione plaNYC2030. Una commissione ha trasformato tutti questi dati in linee guida e ora i desideri si stanno trasformando in cantieri e siti internet su cui si può verificare cosa si sta facendo ed imparare come comportarsi per realizzarlo. Perché la soluzione non è compito solo dell'amministrazione alla quale si delegano le opere più grandi, ma soprattutto dei cittadini stessi che, con il loro comportamento (moltiplicato per 8 milioni!!!) cambiano la storia della loro città.
Mentre le grandi opere si occupano di svecchiare le infrastrutture - acquedotti, linee di trasporto pubblico, ma anche parchi, diffusione delle isole pedonali e incremento dell'efficienza energetica degli edifici pubblici - i cittadini ricevono i consigli in modo da poter fare evolvere per tempo le loro abitudini. Il sito satellite greeNYC presenta un uccellino un po' saputello come mascotte ed è dettagliatissimo nei consigli che ogni abitante dovrebbe seguire per conseguire l'obiettivo di ridurre del 30% le emissioni di anidride carbonica per il 2030. Talvolta le modalità di persuasione sono molto americane e fanno quasi tenerezza: come il consiglio di bere l'acqua del rubinetto perché: “... é pura, fresca e ha zero calorie”. Però il concetto diviene decisamente più chiaro quando si confronta la spesa annua per due litri al giorno di acqua del rubinetto (0,50$) con un'identica fornitura in bottiglia: 1400$!!
E noi? abbiamo già fatto la nostra lista dei desideri per il 2030?
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