martedì 16 agosto 2011

paradisi (racconti di fantasia)



You you
Soft and only
You you
Lost and lonely
You you
Just like heaven
 

the cure, just like heaven



PARADISO 1
Pasargadae, Persia, 540 a.C.
Quest'oggi ho cavalcato nel deserto di sassi per ore e ore. Sono giorni che non faccio altro.
Poi mi è sembrato di vedere che la linea che divide il cielo dalla terra si increspasse e poco dopo sono apparse le mura della città.
Era come la continuazione in verticale del pavimento del mondo; le vette degli alberi spuntavano da questo doppione dell'orizzonte costruito con la stessa terra di cui è fatto il suolo infinito.
Le guardie mi hanno osservato con sospetto e non posso dare loro torto: un messaggero da Babilonia in questo periodo potrebbe significare solo guai. 
Quindi sono stato condotto in una sala dove ho potuto fare le abluzioni, ripulirmi, cibarmi e dove ora sono in attesa di poter incontrare il re.
Ed ecco che alla fine un servo viene a prelevarmi per portarmi al cospetto del Grande Ciro re della Persia.

Egli siede sul trono al centro di un giardino che i miei occhi non potranno mai più dimenticare.
Nella mia città abbiamo il giardino più grande che mente umana abbia mai concepito: il re Nabucodonosor lo volle per dimostrare come si possa sconfiggere il deserto.
Ma questo dove mi trovo ora è un luogo differente da ogni altro e non sembra essere di questo mondo
Dal trono che sta sollevato e coperto per ripararlo dal sole si dipartono quattro lunghi canali che dividono lo spazio quadrato in altri quadrati. Qui ogni essenza conosciuta, ogni profumo, ogni colore si dispone in una regola che sembra aver piegato la natura ad un ordine che non può essere se non divino. Tutt'intorno i porticati indicano che tutto questo deve avere un limite.
Il re riconosce il mio stupore e mi dice:
- Quello che nella vostra lingua si dice giardino, presso di noi ha molti nomi differenti. Questo io lo chiamo pairidaeza. Presso di voi si direbbe paradiso.


PARADISO 2
San Francisco, 24.maggio 2011 d.C.
Questa mattina sono stato al mercato. Per la prima volta non sono andato per comperare ma per vendere: ho venduto due chili di carote e quattro pomodori alla signora che sta al numero 14 della mia via. Questa è stata la mia prima vendita. E poi altri sono passati dal mio tavolo e ho quasi finito tutto quello che avevo portato con me, soprattutto le patate sono sparite in pochi minuti.
Non ci sarebbe niente di strano se non fosse che io di mestiere faccio il tranviere. Conduco i Cable-car che si arrampicano e poi scendono a precipizio dalle colline della città.
Da qualche anno usavo il mio tempo libero per coltivare insieme a mia moglie ed ai miei vicini un terreno che il comune ci aveva lasciato in licenza. Dagli anni '70 ci sono molti Community Garden in città e quindi siamo tutti entusiasti da quando, il mese scorso, il sindaco ha emesso un'ordinanza che ci permette di vendere direttamente quello che produciamo nei nostri orti. Il ristorante cinese sotto casa ci ha chiesto se possiamo vendergli le patate. Non so se ne produciamo a sufficienza... vedremo.
Anche alla scuola del nostro ragazzo stanno trasformando il vecchio cortile malandato in un orto nuovo di zecca: il nostro Bob è sempre il più bravo nel lavoro perché già ci aiutava nei fine settimana e gli piaceva soprattutto seminare!
Ora devo andare. Fra poco inizia il mio turno al Cab.
See ya.


PARADISO 3
Barcelona, 28 maggio 2011 d.C.
Questa notte ho dormito qui in piazza, con gli acampados del movimento 15M. Da due settimane vivevamo in plaça de Catalunya per dimostrare che non ce la facciamo più a sopportare che chi decide per noi lo faccia senza pensare a noi. Non vogliamo che idee balzane, meccanismi economici indecifrabili, o personaggi omologati ad un sistema incontrollabile regolino la nostra vita. Quindi siamo venuti a vivere qui, davanti a tutti e insieme a tutti. Qui coltiviamo le aiuole per produrre del cibo, siamo protetti dall'assenza di muri, qui non ci sono i partiti perché c'è la politica, non ci possono rubare nulla perché quello che abbiamo è di tutti. O almeno così pensavamo. Questa sera la nostra squadra si giocherà la coppa e allora qualcuno ha deciso che noi non potevamo intralciare i festeggiamenti.
Allora ieri mattina è arrivata la polizia che voleva mandare via tutti, anche chi stava seduto a parlare. Sono volteggiati i manganelli e sono stati trascinati via vecchi e giovani che stavano seduti. E hanno distrutto gli orti dove c'era la loro insalata e le loro carote perché quello che c'era qui era nostro come loro.
Stamattina qua in piazza siamo molti in più di ieri e stiamo ricostruendo l'orto e stasera guarderemo la partita.
Tutti insieme.




PARADISO 4
Europe city, 16 agosto 2047 d.C.
La notte era calda. Era molto calda, umida e appiccicosa. Mi aggiravo annoiato fra i lampioni. Anche la luce colava giù dalle lampade melmosa, come se fosse piombo fuso. L'Agglomerato in estate non dava respiro. Da quando le radiazioni avevano reso tossici tutti gli alberi non era rimasto molto spazio per cercare frescura se non sotto terra.
Quindi scesi nella botola del PARADISE per farmi il bicchiere della staffa.
Avevo poche idee ma confuse e, benché sapessi esattamente cosa mi avrebbe aspettato nei giorni, nelle settimane e nei mesi a venire avevo deciso di dimenticarmene.
Poi, come quando un chiodo decide di essersi scocciato di reggere il suo quadro, all'improvviso accadde tutto quanto.
E da quel momento il mondo non fu più lo stesso.

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