“Doc, devi prendere più rincorsa. Non c'è abbastanza strada per arrivare a 88!”
“Strade? Dove stiamo andando non c'è bisogno di .... strade!”
Bob Zemeckis, Ritorno al futuro
Questa rubrica dovrebbe avere lo scopo di raccogliere notizie interessanti dal mondo, sprazzi di intelligenza, qualche soluzione pratica che aiuti a vivere meglio..
Non questa volta.
Questa volta la confusione e il dubbio hanno preso il sopravvento.
Ho visto un progetto e sono ancora a bocca aperta.
Si costruirà una nuova centrale idroelettrica.
(Bene! Energia pulita, da fonte rinnovabile, niente scorie; la riconversione semplice; materiali riciclabili, niente strascichi. Molto bene).
Si decide di farla nel deserto, o quasi, in Medio Oriente, dove di solito ce la si sbriga in modo rude, con grandi centrali nucleari che qualche LIEVISSIMO problema di scorie e di dismissione lo danno.
(Benissimo; voglio dire... sempre che si riesca a trovare l'acqua nel deserto...)
La facciamo in mezzo a due laghi (ah! Allora l'acqua c'è. Meglio) scavando un enorme tubo dentro una montagna e mettendo delle sconfinate turbine nel centro di una caverna proprio nel mezzo di questa montagna. (Fantastico. Nessun impatto visivo e anche il rumore delle turbine sarà annullato da metri di roccia).
Il dislivello fra il lago superiore e quello inferiore è di 400 metri quindi la produzione di energia sarà proporzionalmente molto alto (bé... cosa vogliamo di più dalla vita? Festa!).
Un lago artificiale è come un grande accumulatore di energia, pronto a fornirla quando se ne ha bisogno e a conservarla appena si chiude il rubinetto, però il bacino che sta a monte non è alimentato da sorgenti o fiumi perenni (ehhh.. ci pareva... Nel deserto...! quindi?).
L'acqua, che di giorno viene fatta scendere nell'enorme tubo e produce un fottìo di energia, durante la notte viene ripompata dal lago inferiore a quello superiore (?!?) utilizzando l'elettricità prodotta dalle centrali nucleari (ma.. come?!).
La convenienza sta nel fatto che l'energia prodotta di giorno viene venduta ad un prezzo alto mentre quella che viene consumata di notte si compra ad un prezzo molto più basso, come impone la buona vecchia legge della domanda e dell'offerta (...).
Inoltre le centrali nucleari, una volta avviate, sono più difficili da modulare, quindi di notte producono più di quello che il mercato riesce ad assorbire, mentre quelle idroelettriche riescono ad essere regolate in base alla domanda ed inoltre costano molto meno, quindi una serie di luoghi di produzione come questo sono in grado di compensare perfettamente le richieste del mercato.
Grande perplessità.
Se si valuta il progetto in modo sbrigativo sembra tutto una follia: questa grossa e costosissima macchina CONSUMA ENERGIA INVECE CHE PRODURLA!! Infatti il meccanismo che pompa l'acqua verso l'alto ha un rendimento inferiore al generatore che sfrutta la caduta della stessa...
Se si guarda il tutto con un sguardo tecnico invece sembrerebbe sensato che una centrale meno costosa, più sostenibile e più adattabile prenda il posto di una grossa centrale atomica che finirebbe col produrre più energia di quella che viene consumata in alcuni orari; mi si dice che questa sia una soluzione da manuale e che esistono parecchi interventi di questo tipo...
Ma se provassimo a salire in piedi sul seggiolone della chicco per vedere tutto ancora più da lontano, se i neuroni fossero in forma ed il buon senso ci sostenesse, potremmo ipotizzare che la grande rete di distribuzione dell'energia non sia il sistema più elastico per limitare i consumi. Anche solo perché, se una buona porzione di utenti decidesse, com'è auspicabile, di spegnere la luce, il sistema, afflitto dal suo gigantismo, faticherebbe a smettere di produrre iniziando a girare a vuoto...
Grande incertezza.
Il problema del risparmio energetico globale non sembra essere tanto una questione di tipo di fonte scelta (carbone, sole, vento, plutonio, manovelle, pedali, ecc...) quanto di scala dimensionale e di come le centrali di produzione vengano organizzate e messe in rete fra di loro.
Praticamente tutta l'energia che viene prodotta anche in modo virtuoso con pannelli solari sui tetti delle abitazioni, o con altre fonti sostenibili, viene comunque immessa in rete, e deve sottostare a complicati conteggi che garantiscono ai grossi gestori della rete di non diminuire mai troppo i loro guadagni (...!).
Anche il comparto della microgenerazione (un motore, tipicamente a gas, da tenere in cantina che produce calore ed elettricità), che molti indicano come la soluzione ideale per aumentare di parecchio il rendimento del combustibile evitando le dispersioni del trasporto dalle grandi centrali, ha bisogno di costruire una rete fra i generatori per evitare di produrre energia elettrica a vuoto o, al contrario di non essere in grado di rispondere ai picchi di domanda.
Infatti dove sono state faticosamente realizzate delle reti indipendenti di microgenerazione (Germania grazie ai generatori a gas della Volkswagen, Giappone grazie alle macchine costruite dalla Honda, ecc) non è possibile acquistare i generatori separatamente da un contratto con il gestore. Tanto più è piccola la rete, tanto più si diventa vulnerabili agli eccessi di domanda; quanto più la rete è grande tanto più la sua inerzia rende complesso e dispersivo il suo governo.
Grande dilemma.
Come risposta alla questione ci sono due tendenze in atto con intenti diametralmente opposti:
- la smart-grid, la rete delle reti; un cervellone che sta sopra tutti quanti noi, capace di mettere in moto il generatore della vostra cantina per accendere una lampadina dall'altra parte del mondo (più o meno...)
- l'off-grid (fuori dalla rete) un'idea di alcuni ricercatori di Arezzo che ci credono così tanto da averla brevettata e trasformata in un progetto commerciale. In questa configurazione quando il nostro pannello solare produce elettricità che non viene consumata, invece di venderla all'Enel ce la teniamo per noi e ci produciamo idrogeno che viene immagazzinato. Questo può essere poi bruciato per riscaldare la casa o cucinare, oppure esser riconvertito in elettricità tramite le cosiddette pile a combustibile che sono anche in grado di far funzionare la nostra automobile. Alcune di queste tecnologie sono da poco in commercio e quindi passibili di miglioramento ma i primi edifici realizzati con questi criteri hanno rappresentato l'Italia alla Biennale d'architettura di Venezia e all'Expo di Shanghai.
In queste stesse sedi, dove si presenta l'eccellenza della ricerca di ogni nazione, non c'era traccia di energia nucleare.
Grande confusione.
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