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“Io credo nelle persone però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...” “Vabbé: auguri!”
Caro diario
Fino a un paio di anni fa girava questa leggenda metropolitana, che non ho mai avuto modo di verificare, su gruppetti di vecchiette inglesi che, con il carrellino per la spesa, si aggiravano con passo incerto ma sguardo deciso dalle parti del piccolo aeroporto di Bergamo.
Si diceva che abitassero a Stansted, sede di un altrettanto piccolo aeroporto a un'ora di treno da Londra, e che trovassero molto più conveniente venire mensilmente a fare compere nel gigantesco centro commerciale che si trova di fronte all'aeroporto lombardo piuttosto che affrontare i prezzi infuocati della capitale britannica. L'idea nasceva dall'istituzione del collegamento fornito da Ryanair che, a fronte di un viaggio di un paio d'ore, riusciva ad offrire il volo aereo per una decina di euro (prenotando con largo anticipo) invece della cinquantina richieste per l'andata e ritorno per Londra.
Ora, a causa del cambio molto meno favorevole fra euro e sterlina, e delle più complesse regole di sicurezza sui voli aerei quest'operazione è diventata un po' più difficile, però rimane un solido mercato turistico che collega le città i cui aeroporti ospitano compagnie a basso costo, grazie al quale, ad esempio, la meta favorita per gli addii al celibato inglesi è Tallin (Estonia)(!!) oppure che rendono conveniente passare da Berlino per poter andare con pochi soldi al mare a Madeira, che si trova dalla parte opposta, in mezzo all'oceano atlantico...
Il biglietto inter-rail (con il quale si può viaggiare in treno in Europa per un mese) che ha segnato le vacanze a basso costo di un paio di generazioni, è diventato una soluzione per ricchi, sostituito dalle compagnie aeree low cost che scodellano destinazioni insospettabili (ricompensando le popolazioni locali con un rilascio di inquinanti nell'aria paragonabile solo ad un esercito di orchi mangiatori di fagioli...).
Insomma la comunicazione globale che trasforma il nostro mondo in un virtuale villaggio a portata di parola è in parte confermata dallo sviluppo di mezzi di trasporto che tendono a ridurre i tempi di comunicazione verso alcuni luoghi privilegiati anche nel mondo fisico.
Il risvolto negativo (??) di queste operazioni di marketing territoriale sta nel conseguente improvviso isolamento turistico in cui si sono trovati intere regioni tagliate fuori dai flussi principali.
Il territorio che si vede dai finestrini dei treni ad alta velocità è diventato più difficile da raggiungere per i portafogli dei passeggeri e questo è probabilmente uno dei principali timori di chi protesta contro la TAV in Valsusa.
Ma c'è chi, invece di protestare, ha pensato di combattere con le stesse armi dell'innovazione.
Semplificando: per deviare le correnti principali dettate dai flussi turistici bisogna avere una scritta sfacciatamente attraente che appare sopra il tetto del proprio albergo quando si apre google maps, o una frecciona che dall'alto del cielo punta sulla porta del mio ristorante quando un pullman di americani guarda attraverso lo schermo del loro iphone usando un programma di realtà aumentata [questa è bellissima ma la spiegherò meglio un'altra volta...]
Ecco due idee per entrare nel flusso:
- La certificazione europea ecolabel che mira a identificare con un marchio (e successivamente a sorvegliare) le strutture ricettive che si impegnano a rispettare nel tempo tutta una serie di requisiti e di comportamenti non solo per ridurre l'impatto ambientale della struttura, ma anche per qualificare il territorio in cui questa si trova.
Al contrario di quello che si pensa in Italia, l'adesione a questo programma non è un azzardato gesto da pionieri ma piuttosto un investimento minimo, recuperabile immediatamente visto il numero sempre maggiore di turisti che, in Europa, si affida a questa rete di alberghi.
- Gli alberghi diffusi, che non sono propriamente un'idea nuova (le chambres d'hôtes francesi offrono qualcosa di simile anche se più spartano), diventano uno strumento di attrazione molto potente se uniti alla straordinaria visibilità anche a grande distanza offerta da internet.
Si tratta di strutture in cui differenti proprietari mettono a disposizione camere o piccoli appartamenti in piccoli borghi o nei centri storici delle città d'arte con il supporto di un blocco centrale in cui sono radunate le funzioni comuni di reception ed eventuale ristoro.
Un esempio di questo tipo è la rete villaggi valle elvo costituita nei comuni di Graglia, Sordevolo e Muzzano, sulla collina biellese. Un'idea semplice che con pochi investimenti può ridare vita a luoghi straordinari.
Non mi preoccuperei più di tanto se il turismo in Italia sembra fatto solo di code sulla A14 in agosto, o di gente che vuole andare a sciare l'8 di dicembre o che sopporta giorni di sofferenza per arrivare in Antartide solo per poter postare un autoscatto su Facebook...
Per fortuna per tutti gli altri vale il vecchio aforisma che suggerisce di innamorarsi di quello che non tutti capiscono, perché quando non si capisce non si può distruggere.
Pillola blu: fine della storia; domani ti svegli nel tuo letto e credi a quello che vuoi.
Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedi quanto è profonda la tana del bianconiglio.
The matrix
Quando Neo viene messo davanti alla possibilità di scegliere fra la pillola rossa e la pillola blu non conosce per niente la conseguenza delle due opzioni. Certamente sa che la condizione in cui si trova non promette niente di buono: dei loschi figuri vestiti come i blues brothers lo inseguono e lo seviziano, ma... potrebbe essere tutto un sogno. Altri sconosciuti, vestiti molto più alla moda... potrei definirli metal chic... gli fanno fare cose pericolose e improbabili, ma gli offrono in cambio la verità.
Ho sempre avuto il dubbio che la scelta epocale che ci viene raccontata nel film the matrix sia, in definitiva, la scelta fra due modi di vestirsi. Quello che è certo è la conseguenza devastante che ha sul protagonista Neo la scelta della pillola rossa. La scoperta di vivere in un mondo controllato da macchine pensanti che tengono gli esseri umani a mollo in una broda schifosa, inducendo nella loro mente l’immagine virtuale e buonista di una società vecchia di secoli (la nostra attuale) solo per produrre energia elettrica dai loro corpi ... è una di quelle che fanno la fortuna degli psicanalisti ... (se non fossero anche loro nella suddetta broda schifosa)!
La morale che mi serve estrarre da questa storia è che possiamo avere mille indizi davanti agli occhi, ogni giorno, che ci potrebbero fare capire come stanno le cose, ma non si riesce a vedere la verità (!!??!!@@) finché non si sceglie di vederla. E soprattutto una volta che si è fatta questa scelta non si può più tornare indietro.
Quando si è scelto di vedere che ogni sacchetto di plastica che compro al supermercato finirà sciolto nell’acqua che bevo o arenato sulla spiaggia dove prendo il sole; ogni diamante che compro per la mia fidanzata è passato per le mani di molti schiavi; ogni medicina che uso è stata perfezionata su bambini africani ignari che magari ne sono rimasti uccisi... allora si entra nella tana del bianconiglio e tutto cambia senso.
E allora litighi con la commessa che vuole rifilarti la gruccia di plastica per le mutande “..intanto le buttiamo via comunque”; ti schiuma la bocca quando qualcuno vuole i serramenti in PVC invece che in alluminio e diventi ostile con un caro vecchio amico solo perché ha ereditato il fuoristrada del nonno che consuma come una portaerei...
Qualche tempo fa ho sentito un’intervista alla moglie di Beppe Grillo che definiva un incubo andare a fare la spesa con suo marito: ore ed ore a leggere tutte le etichette, a confrontare le sedi dei produttori per scegliere quello più vicino, a cercare di individuare pesticidi, additivi e amministratori corrotti solo guardando il codice a barre!! Entrare nel tunnel di un’esistenza sostenibile ha i suoi pregi, ma anche alcune controindicazioni.
Il consiglio di oggi mira a introdurre in questo ordine di idee evitando troppe questione ideologiche.
E’ un piccolo software che si può scaricare gratuitamente da internet, si chiama echoes ed è stato realizzato con il contributo di Banca Etica per calcolare quanta energia si consuma nella propria casa (e quindi quanto si spende per produrla). Le operazioni da compiere per raggiungere la verità sono un po’ da smanettoni ma ricche di sorprese: prima si inseriscono i dati dello stato di fatto (prese dalle bollette, dalle istruzioni delle caldaie installate, insomma quelle cose che si dimenticano una settimana dopo che si è andati a da abitare in una casa nuova...). Poi si provano ad inserire le possibili varianti sostenibili: il programma mostra, con grafici colorati quanto e come si risparmierebbe se si installasse un impianto fotovoltaico, o un impianto solare termico, o geotermico, ecc...
La schiaffo morale che si riceve è notevole e le vecchie convinzioni si incrinano rapidamente.
E’ un po’ come aver scelto la pillola rossa ma non è necessario imparare il kung fu.
(interno, giorno)
- Buongiorno ragazzi.
...
- ... n’giorno......
...
- Avete studiato?
...
-(ooooooh?!?)
- Bene: oggi interroghiamo............ interroghiamo........
...
...
ecco! Oggi sentiamo Pozzo che è un po’ che non lo sentiamo!
- (NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! PERCHE’ IO!!! COS’HO FATTO DI MALE??!!??)
- Allora Pozzo: spiegami perché Churchill diceva che la democrazia è la peggior forma di governo?
...
- EEEEEEHHHHHHHH????????.......
Tutto questo non è successo a me in un remoto passato - ammetto di aver romanzato l'aneddoto - ma la stessa domanda è arrivata via sms ad una mia amica con questa premessa: t prego zia help sn a scuola: xché churchill diceva...ecc.ecc.?
Ora mi viene inevitabilmente da pensare: 1) all’eccessivo potere che le compagnie telefoniche hanno sull’educazione delle nuove generazioni!! 2) al valore in continua mutazione che le nuove tecnologie danno al concetto di cultura condivisa.
La cultura del wiki (il tipo di software che sta alla base della condivisione delle conoscenze in internet) contempla la collaborazione al sapere collettivo in modo più spontaneo e privo di sensi di colpa. Non ci sono più i bigliettini suddivisi per argomenti nei pantaloni con tante tasche passati di nascosto nel sottobanco. Oforse sì..., ma la questione è che, ormai, le ricerche scolastiche non verranno bene solo al solito bimbo fortunello che ha a casa l’enciclopedia più costosa. La rete consente a tutti di andare a porre la domanda al maggiore esperto sull’argomento (nel nostro caso la zia che, se non è una storica di professione, andrà a vedere su wikipedia o chiederà al cugino del fratello del suo collega o magari farà una ramanzina alla nipote...).
Mentre la finanza (l’economia irreale) e le istituzioni appaiono ancora troppo succubi delle grandi imprese che hanno costruito le loro ricchezze proprio sulla gelosa custodia di alcuni saperi (la formula della Coca Cola, il codice di MicrosoftWindows, ecc.), una potenziale ricchezza per i cittadini deriva dalla possibilità di non dover più pagare o perdere tempo per ottenere molte informazioni o servizi.
Il problema più importante della democrazia è ormai quello di far arrivare tutte le informazioni che condivise nella RETE raggiungendo con internet tutti i cittadini, anche nelle valli e nelle isole più remote (l’eliminazione del cosiddetto digital divide) - anche se tutta l’operazione è inevitabilmente sponsorizzata da chi utilizza internet a scopi commerciali ed è alla ricerca di nuovi mercati.
Condividere le conoscenze fra tutti i componenti di un gruppo sociale dovrebbe, oltre che far prendere le sufficienze alle interrogazioni, rendere più semplice larisoluzione dei conflitti. Prova ne sono le infinite polemiche intorno alle grandi opere infrastrutturali come la linea ad alta velocità per Lione.
Il progetto, praticamente tramato all’insaputa della popolazione locale, deve affrontare continue rivolte, mentre il cantiere, del tutto analogo, in corso di realizzazione da quasi dieci anni nel vicino Canton Ticino per la galleria di base del San Gottardo è diventato l’orgoglio delle popolazioni locali grazie ad una condivisione costante delle strategie e delle modalità di realizzazione.
Se confrontiamo una volta di più le strategie di sviluppo urbano di Milano e di Torino vediamo come, nel primo caso, ci sia una manifesta ostilità nei confronti dei più grandi progetti urbani in corso di realizzazione - Porta Nuova e Citylife - che sono stati lasciati completamente in mano a grossi immobiliaristi privati con l’ovvia conseguenza di ottenere dei quartieri chiusi e autoreferenziali.
Lo scarso rispetto nei confronti del tessuto edilizio circostante (in alcuni casi nuovi edifici di 20 e più piani che si contrappongono a 6 o 7 piani esistenti) genera dei quartieri che contengono una discreta quantità di verde ma che non lo condividono con il vicinato generando delle barriere al flusso automobilistico epedonale o comunque delle incongruenze con una ragionevole forma urbana. Altrettanto ovviamente questo comportamento genera attriti ed i progetti sono, da anni, sotto contestazione dei comitati di quartiere e delle associazioni di architetti che cercano in tutti i modi di ostacolare e far modificare i progetti con conseguenti ritardi e strascichi legali...
A Torino l’amministrazione ha optato per una scelta differente: il progetto urbano che si sviluppa intorno alle aree dismesse di barriera Milano, Regio Parco e scalo ferroviario Vanchiglia non è ancora stato precisamente definito ma è già diventato oggetto di dibattito pubblico dal momento che il Comune stesso (che intende costituire una società a capitale misto, pubblico e privato) ha commissionato una campagna di divulgazione massiccia e ineludibile (voglio dire che non è sufficiente depositare i progetti in uno scaffale del Comune per poter parlare di divulgazione...)
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Basandosi su una grafica evidente costruita sul tema del triangolo e del colore giallo si è affidato agli studenti delle scuole superiori dei quartieri interessati il compito di evidenziare in loco le aree (un milione di metri quadrati!) che saranno oggetto di trasformazione: e quindi vecchi muri scrostati, panchine in disuso, pali elettrici e strade che verranno modificate sono ora tappezzati con triangoli gialli che sicuramente metteranno il seme del dubbio e forse dell’interesse alla partecipazione ai vari incontri pubblici pianificati per condividere (invece che illustrare) le scelte progettuali con tutte le parti in causa.
Anche chiedere a gruppi di zie di fare informazione porta a porta sarebbe stato divertente, ma forse meno efficace.