mercoledì 8 aprile 2015

la cura (a proposito di pavimenti e opere d'arte)


A distanza di poche ore ho visitato la pinacoteca di Brera (approfittando della gratuità pasquale)  ed il nuovissimo museo delle Culture di via Tortona: due luoghi che diventeranno fulcri dei percorsi turistici milanesi durante i 6 mesi di expo. 
Il museo delle Culture è stato inaugurato un paio di settimane fa dopo che il progettista britannico David Chipperfield, all'inizio di marzo, ne ha disconosciuto la paternità a causa della scarsa omogeneità della fornitura delle lastre del pavimento.
I termini della discussione fra il progettista e l'amministrazione comunale si possono leggere QUI.



Non conosco i retroscena del cantiere ma da una visita superficiale possono essere fatte alcune considerazioni elementari. 
L'ambiente è molto molto molto bello e raffinato.  
La famigerata "discromia" del pavimento che ha fatto rivoltare Chipperfield è evidente e fastidiosa, ma la tristezza assale il visitatore per quanto ci si sia approfittati della rissa finale per concludere i lavori senza un briciolo di amor proprio. 
- E' impossibile sostare in qualunque punto dell'atrio, della scala o del bistrot senza che l'occhio cada su una lastra del pavimento sbeccata o una fuga saltata! La scala in particolare sembra sia stata usata ripetutamente per far precipitare grosse carrozzine e ospitare marce militari.
- I getti di calcestruzzo a vista delle colonne di sostegno sono di buon livello CONSIDERANDO CHE SIAMO IN ITALIA ma non riuscirò mai a capacitarmi del fatto che a 50 chilometri da Milano, in Ticino, le imprese siano in grado di realizzare superfici in cls di qualità doppia!
- i pannelli in vetro che fanno da sfondo all'allestimento Mondi a Milano sono quasi tutti  decorati con abbondanti sbrodolate di colla. 
Probabilmente il visitatore medio non si accorgerò di questi difetti ma il problema è che edifici come quello dovrebbero proprio servire ad elevare lo spirito del visitatore per farne un individuo migliore e l'approssimazione non aiuta in questo. Non si può dimenticare poi che l'architettura non può che essere un'arte collettiva e per produrre un'opera d'arte non è sufficiente avere uno straordinario progettista!

Cosa c'entra la visita a Brera con tutto questo?
Nell'articolo dell'Independent che ho linkato qui sopra Chipperfiled conclude:
“My career in Italy was not motivated by the desire to get rich but by the desire to work in a society with a great history and a deep understanding of the importance of architecture.”
Vedere le opere esposte a Brera che hanno costruito l'immagine dell'Italia come culla della cultura e capire di cosa sta parlando Chipperfield non può che far impennare la disillusione e la sensazione di impotenza di fronte all'odierno disinteresse nel produrre oggetti con cura, o anche solo con un minimo di passione.

Durante expo potremo sempre fare un viaggio a Berlino per vedere gli strepitosi musei che Chipperfiled ha completato là in un contesto culturale più adeguato.

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