Il problema maggiore che le istituzioni europee si trovano a dover affrontare riguardo al contenimento dei consumi energetici degli edifici, consiste nello smisurato patrimonio di case private estremamente inefficienti e nella difficoltà di stimolare ogni singolo utente ad investire denaro proprio per apportare dei miglioramenti che verranno ammortizzati in un lungo periodo di tempo. Ci sono molti progetti-pilota e altrettante campagne di sensibilizzazione in corso, ma in pochi Paesi si riesce a fare la differenza.
Il sole 24 ore descrive un esperimento italiano che ancora una volta dimostra che essere individualista fa guadagnare gli altri mentre parlare con i vicini e fare gruppo fa risparmiare gli utenti.
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e qui l'articolo che riporto integralmente
Comunità solari di Gianluigi Torchiani
Così come le cellule si aggregano tra loro per crescere, allo stesso modo i cittadini possono aggregarsi per partecipare attivamente a quella che è una delle più grandi rivoluzioni energetiche del nostro tempo, quella delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Questo il presupposto che ha ispirato, a partire dal 2010, il progetto della Comunità Solare. In buona sostanza, l’obiettivo è promuovere e coordinare la nascita di associazioni locali (le Comunità Solari), quali strumento di partecipazione collettiva per la riduzione dei consumi e la produzione di energia rinnovabile diffusa.
Attualmente hanno preso parte al network i comuni emiliani di Casalecchio di Reno (nella foto l’impianto gestito da Geetit Srl e Chiarini&Ferrari), Medicina, Ozzano dell’Emilia, San Lazzaro di Savena, Sasso Marconi, Zola Predosa, ma almeno una ventina di Comuni dell’area sono interessati ad aderire. Come racconta l’ideatore del progetto, Leonardo Setti del dipartimento di Chimica “Toso Montanari” dell’Università di Bologna, nell’ambito della strategia europea al 2050 su clima ed energia, che ha l’obiettivo sfidante di coprire con le rinnovabili la maggioranza del fabbisogno, i Comuni hanno un’evidente responsabilità dal punto di vista attuativo. “Il problema è che questa svolta non può essere demandata soltanto alle amministrazioni pubbliche, i cui consumi costituiscono soltanto una piccola parte di quelli complessivi di una società. È quindi fondamentale coinvolgere la cittadinanza, le imprese, ecc. Dunque il tema è quello di portare questi attori all’interno di un grande progetto energetico”. Ma come fare se alle singole persone (specie in tempo di crisi) mancano i soldi necessari per effettuare questi investimenti, certo importanti ma non fondamentali nella vita di tutti i giorni? “Anche chi non è grado di investire nelle tecnologie green ed efficienti deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare: questo è il concetto di base delle comunità solari.
Si tratta, insomma, di dare vita a una sorta di fondo integrativo per l’energia, che consenta ai partecipanti di avere un aiuto economico nel momento in cui attuano delle iniziative che vanno nella direzione della riqualificazione energetica della casa o nella produzione di energia pulita”, spiega Setti. Ad esempio, assumendo la qualifica di socio sostenitore, quando si acquista un elettrodomestico di classe A si ottiene un contributo che permette di annullare la differenza di prezzo esistente rispetto agli apparecchi di tipo tradizionale. Il passaggio successivo è quello di socio energetico, in cui entrano in gioco le piattaforme fotovoltaiche di quartiere, ossia impianti a disposizione della comunità solare: “Un cittadino che non ha il tetto ben orientato o che abita nel centro storico, può riservarsi una quota di questi impianti e ottenere uno sconto sulla bolletta energetica in misura proporzionale. Diciamo che, assumendo un consumo annuale di 2.500 kwh, riservandosi 2 kW di fotovoltaico, un socio avrebbe uno sconto sulla bolletta elettrica almeno di 100 euro per 20 anni”. È importante sottolineare come la comunità solare non sia di proprietà del comune, ma dell’insieme dei cittadini che decidono di aggregarsi. L’amministrazione comunale ne è dunque in un primo momento promotore, tanto da donare la prima piattaforma fotovoltaica all’associazione, ma poi successivamente ne è soltanto garante. Proprio nel 2014 il progetto delle Comunità solari dell’Emilia Romagna è entrato nella sua piena fase operativa, tanto che sono state create le prime tre associazioni, con un centinaio di famiglie aderenti, ma entro la fine del 2015 si punta a coinvolgere nel progetto una ventina di associazioni, con un bacino d’utenza di 1.000-1500 persone.
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