giovedì 3 novembre 2011

logica logistica


Home is where i want to be
Pick me up and turn me round
I feel numb - burn with a weak heart
(so I) guess I must be having fun

Talking Heads, This must be the place


Quanta gente, persone a mucchi, folla, moltitudini e tutti che vogliono viaggiare in prima (come dice uno che conosco). E' un continuo spintonarci, azzuffarci, arraffare perché non si sa se più tardi resterà qualcosa. Eppure non ce ne vogliamo andare dall'ombelico del mondo civilizzato anche perché sappiamo che questo è, nonostante tutto, il modo migliore di garantire la sopravvivenza della specie.
Bisognerebbe però fare in modo che chi si è scelto il lavoro di amministratore avesse la propensione (e, va da sé, la capacità) ad organizzare questa moltitudine: ora che i gruppi famigliari sono molto più spezzettati e l'associazionismo è in via di estinzione diventa ancora più importante che i governi locali possano coordinare l'uso dello spazio e del tempo in modo da evitare che chi è ingordo di interesse privato non abbia la possibilità di perpetuare il bailamme in cui ci troviamo.
La logistica è l'attività che si dovrebbe occupare di razionalizzare, usando la logica appunto, il flusso delle merci dal produttore al consumatore. Si fa un gran parlare da qualche anno del consumo di merci prodotte a kilometro zero e che quindi ha una necessità minima di trasporto. Certo quella è la soluzione auspicabile e all'interno di questa rubrica si è già parlato di sistemi evoluti come i GAS, il riciclaggio o l'autoproduzione. Ma per certi prodotti e per le città più grandi questi sistemi non sono risolutivi ed il furgoncino più o meno sgangherato che si intrufola anche nelle vie più strette per consegnare la mozzarella di bufala “fresca fresca” è ancora la soluzione dominante.
Quando però si lascia che siano solamente i soggetti privati (facciamo l'esempio più impattante: le catene di supermercati) ad organizzare l'intero percorso, ognuno per sua iniziativa, avremo come conseguenza una moltitudine di logistiche che nelle aree più dense di abitanti si sovrapporranno fino alla saturazione e alla produzione di un'ondata di illogicità.
Se però si inizia a parlare di logistica urbana, si può avere come orizzonte l'interesse di tutti i cittadini e si può quindi iniziare a ragionare.
Più la città è grande più si può immaginare che l'organizzazione possa essere complessa ma, da pochi mesi, ha intrapreso un riassetto di questo tipo una comunità come Parigi, quindi possiamo sperare che non si tratti di un'avventura impossibile.
Ad esempio in Italia la città di Padova è all'avanguardia da questo punto di vista, con una piattaforma di raccolta dalla quale le merci ripartono per la consegna all'interno della città - il cosiddetto ultimo miglio - utilizzando pochi mezzi piccoli, con motori elettrici o poco inquinanti, che riescono a servire una moltitudine di punti di vendita di differenti dimensioni. Anche la regione Emilia Romagna ha imposto per i capoluoghi delle piattaforme di smistamento merci costruite dai Comuni e poi date in gestione a privati.
Nel caso di Parigi, una società controllata dalle Ferrovie nazionali, prevede di ottimizzare la distribuzione di “pacchi” di piccole dimensioni, e fino a 200 kg, in tutti i quartieri centrali in modo da ridurre già dal prossimo anno il traffico di automezzi del 18%, per arrivare ad un obiettivo finale di riduzione delle emissioni inquinanti dell'85% (!!) nel 2015.

E non si pensi che l'impatto sull'ambiente nello spostare qualcosa da un punto ad un altro si riduca solo alle merci fisiche! Se è vero che la società contemporanea è fondata sulle informazioni anche lo scambio di dati sul web ha il suo costo ambientale.
Periodicamente appaiono notizie allarmistiche sull'impatto ambientale delle reti informatiche; l'ultima che mi è capitato di vedere recitava: ”otto mail inquinano come auto che percorre 1 km”. Si trattava del resoconto di uno studio francese (ancora loro!) arrivato a desumere che il consumo di energia di ogni mail di un megabyte produce 19 grammi di anidride carbonica (CO2)...
Non vorrei sembrare disfattista ma il confronto con la produzione giornaliera di CO2 di una normale coppia di polmoni umani che è di circa 1,15 kg (equivalente perciò a 57.5 mail da 1Mb) riesce a tenermi tranquillo.... anche se ho avuto la forte tentazione di iscrivermi al gruppo di facebook intitolato: “Riduci le emissioni di CO2: non respirare!”...
Resta il fatto però che i comportamenti virtuosi sono auspicabili anche nelle piccole cose, che moltiplicate per milioni di individui diventano grandi cose. E allora sarebbe meglio evitare di spedire via mail tutte le foto delle vacanze ad alta definizione a tutti gli amici perché, in questo caso il consumo è quello di un tir smarmittato che viaggia controvento. Anche perché esistono siti di condivisione gratuita dove possiamo lasciarle fino alla fine dei giorni e dove gli amici possono andare a vederle o a scaricarle in ogni momento.

Il panorama non sarebbe però completo se non si concludesse con una merce che in Italia è la causa di buona parte dell'inquinamento urbano e per la quale non c'è logistica che regga: i figli.
L'ordine di grandezza del caos urbano subisce una svolta cosmica all'apertura delle scuole e l'isteria collettiva raggiunge livelli impensabili in tempi di pace. L'alibi più intoccabile di questa epoca senza valori - l'amore per i proprii figli - autorizza i genitori/tassisti ad ogni nefandezza e la legge della giungla vige ad ogni angolo di strada. Dalla scuola al parco alla piscina alla palestra alla discoteca e ritorno il flusso di veicoli è incessante e non è immaginabile alcun tipo di ottimizzazione (anche perché quelli in automobile sono fra i pochi momenti di possibile confronto generazionale...).
Forse sembrerà eretico portare ad esempio il sistema educativo anglosassone proprio qui in Italia dove è stata cullata la cultura Occidentale, ma il modello delle high school, (dove si studia, si mangia, si fa sport e musica) e quello dei campus universitari (dove inoltre viene messo a disposizione un alloggio collettivo) ha degli indubbi vantaggi, oltre che logistici, anche dal punto di vista della maturazione sociale degli studenti e soprattutto libera le famiglie da una sudditanza insensata.
Ovviamente questo accentramento è possibile dove gli insegnanti vengono selezionati secondo i loro meriti e non in una Nazione dove un quotidiano è costretto a scrivere una lettera aperta al Presidente della Repubblica per fare in modo di non essere più L'UNICO STATO AL MONDO in cui la musica non viene insegnata nelle scuole.....

Un altro che conosco dice che il nostro problema più grande è il traffico... bah.