domenica 12 ottobre 2014

il museo che non si vede

LOUVRE LENS
(France)

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Nel profondo nord della Francia è aperta da un paio d'anni la dépendance del Louvre parigino. La strategia è la stessa inaugurata con il Guggenheim di Bilbao: portare un marchio culturale di successo in un'area depressa per convertirne l'immagine e stimolare la ripresa economica.
Il paesaggio in cui si inserisce il progetto di SANAA è quello morbidamente ondulato del Pas de Calais, punteggiato saltuariamente dai formidabili terrils: piramidali accumuli di scarti di lavorazione delle miniere che sono state per decenni l'unico motore dell'economia locale.

Il sito del museo è su una piccola altura e la scelta estetica del progetto si inserisce in maniera sorprendente nelle condizioni ambientali, cromatiche e anche meteorologiche dell'intorno.

L'effetto architettonico è interamente concentrato su un singolo dettaglio: la scelta del rivestimento murario che rimane lo stesso sia per le facciate esterne che per l'interno delle gallerie espositive.
Mi sembra di aver capito che non ci voglia troppa fortuna per arrivare qui in una giornata uggiosa, magari un po' ventosa e spruzzata di pioggia; ebbene, in queste condizioni si capisce come i pannelli in alluminio lucidato, ma non troppo, scelti dai progettisti siano l'elemento che dà il senso a tutto l'intervento.
All'esterno l'edificio sparisce letteralmente, confondendosi con il colore del cielo e riflettendo vagamente la bassa vegetazione scelta dai paesaggisti. All'interno delle gallerie lo spazio viene dilatato verso l'infinito, immergendo le opere ed il visitatore in una nebbiolina trascendentale che ci induce un'indeterminata nostalgia quando, alla fine, siamo costretti ad uscire.

Quando l'architettura non vuole essere arrogante riesce a fare in modo che un muro sia più trasparente di un vetro.


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sabato 4 ottobre 2014

tutto quello che avreste voluto sapere sull'italia* (*ma non avete ma osato chiedere)



Un'oretta di lezione magistrale che parte dai Goti ed arriva alla Democrazia Cristiana offrendo una spiegazione plausibile sull'origine dei vizi nazionali ed un senso leggermente meno trionfalistico sul patrimonio artistico locale.

Philippe Daverio usa la scusa del Barocco romano per trovare le radici e le connessioni della cultura artistica italiana degli ultimi 500 anni.

Divertimento assicurato!

PRIMA PARTE
SECONDA PARTE

Scusate la pubblicità e la naturale ostilità della RAI tv a condividere i suoi video...