"Sono sempre stato interessato non tanto
alla differenza tra una cabina del telefono e uno stadio ma tra cos'e
alla tua destra e cosa alla tua sinistra, e cosa, fisicamente, non
capisci delle cose che ti stanno davanti.
E la cosa delle curve è legata a
questo.
Se stai in piedi sul bordo di una curva
e vedi la sua concavità riesci a capire tutto lo spazio che occupa e
la forma e i suoi limiti.
Ma se cammini dentro una forma
convessa, o al suo fianco, non la percepisci, non capisci niente
finché non ti allontani; ma è la stessa curva separata solo dallo
spessore del materiale.
Divenni sempre più interessato a
spostarmi e camminare e guardare e capire questa cosa.
Volevo provare a raggruppare uno
spazio.
E questo è un aspetto del tuo
lavoro; ma raccontami di Philip Glass.
Lui faceva l'idraulico e poi lavorava
con me tutti i giorni.
Passavamo i pomeriggi a parlare di
problemi, di possibilità e ci presentavamo proposte e io avevo
scritto una lista di verbi - tagliare, sollevare, rotolare, mischiare
- che poi cercavamo di rappresentare con del materiale.
Una volta prendemmo una foglio di gomma
largo un metro e mezzo, lungo 3 metri e spesso 6 centimetri.
Mettemmo le mani ai lati - era il verbo
“sollevare” - e lo alzammo.
Rimase in piedi e aveva una superficie
topografica, e quello che lo teneva in piedi era semplicemente la
forza di gravità.
Iniziammo a pensare: perché non usare
la gravità come sottotesto del nostro lavoro?
Allora cominciamo a sollevare lastre di
piombo e ad appoggiarle come un castello di carta.
Allora ero sposato; eravamo al quarto
piano di uno studio a New York, e mia moglie entrò nello studio e
disse:
"Non hai mica intenzione di
mostrare quella cosa vero?"
E io risposi:
“Sì perchè?”
E lei disse:
“Quella non è arte Richard”
E io dissi:
“Se per te questa non è arte non
possiamo più rimanere sposati”
E divorziammo immediatamente."
Richard Serra intervistato da Maurizio Cattelan su Wired